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03feb

Covid-19: efficacia della dieta chetogenica nel ridurre la mortalità e la necessità di ricovero presso le terapie intensive.

03 feb, 2021 | Comunicati e news | Return|

Seguire una dieta chetogenica ed eucalorica si è rivelato efficace sia per il trattamento di pazienti malnutriti, sia per la prevenzione e la riabilitazione dei pazienti affetti da malattia da SARS-CoV-2.

Sappiamo che i pazienti più critici affetti da COVID-19 presentano uno stato iperinfiammatorio e di malnutrizione a causa dell’allettamento e dell’intubazione per lungo periodo. Inoltre, dopo l'estubazione, insorgono problemi di disfagia, che necessitano una re-alimentazione particolare del paziente.

Risulta pertanto particolarmente indicata una dieta chetogenica supportata da farmaco nutrienti e per la quale possa essere gradatamente modulata la consistenza.

Lo rivela lo studio studio, Clinical efficacy of eucaloric ketogenic nutrion in covid-19-cytokine storm: a retrospective analysis on mortality and ICU access, di Sukkar e colleghi dell’IRCCS Policlinico San Martino di Genova, in fase di pubblicazione su Reserch Square.

Gli esperti, partendo dal presupposto che alcuni pazienti affetti da COVID-19 presentano uno stato iperinfiammatorio noto come sindrome da tempesta di citochine (CSS) che è associata a un alto tasso di mortalità, propongono la somministrazione di una dieta chetogenica eucalorica (EKD) quale opzione di trattamento sicuro ed efficace per ridurre la CSS e di conseguenza per ridurre la necessità di CPAP (Continuous Positive Airway Pressure).

L'obiettivo primario dello studio è stato quello di esplorare gli effetti di questa dieta (EKD) in riferimento al tasso di mortalità, l'accesso alla terapia intensiva e la necessità di NIV (Not Invasive Ventilation) nei pazienti ospedalizzati per COVID-19 rispetto a quelli che hanno invece assunto una dieta eucalorica standard (ESD). Gli obiettivi secondari sono stati: la raccolta di dati sulla sicurezza e la fattibilità di una dieta EKD durante il ricovero e la valutazione dell'effetto su parametri biologici e infiammatori in particolare sull'interleuchina-6 (IL-6).

Lo studio retrospettivo è stato effettuato su 102 pazienti ricoverati presso il policlinico, 34 dei quali sono stati alimentati con una dieta chetogenica eucalorica (EKD) mentre i restanti 68 pazienti con ESD.

La dieta ESD, formulata in base ai LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed Energia per la popolazione italiana) e alle linee guida italiane per una dieta sana, era di tipo Mediterraneo e caratterizzata da 30 Kcal/kg/giorno (compresi tra 1900 e 2250 Kcal), un apporto proteico del 15-20%, lipidico del 25-30% e di carboidrati del 50-55%.

La dieta EKD invece, era caratterizzato da una quantità di carboidrati molto bassa (<30 g, 5-6% dell'energia totale), in modo da indurre chetosi, e con un rapporto grassi polinsaturi/insaturi/saturi di 3: 2: 1; l’apporto proteico era superiore a quello della dieta mediterranea (27-28% del totale calorico).

I risultati hanno mostrato una tendenza alla riduzione della mortalità a 30 giorni e riduzione della necessità di ricovero in ICU (Intensive Care Unit) (HR 0,357, IC 95% 0,045 - 2,847, P = 0,331) nei soggetti trattati con EKD, rispetto ai pazienti alimentati con la dieta ESD. Non è stato osservato un rischio significativo in necessità di CPAP (HR 0.968, CI 0.289 - 3.242, P = 0.958 per EKD) e un endpoint composto (HR 0,674, CI 0,233 - 1,949, P = 0,446 per EKD) tra i due gruppi.

Infine, è stata rilevata una riduzione della concentrazione di IL-6 nel gruppo trattato con dieta EKD.

I dati suggeriscono quindi un ruolo favorevole di questo trattamento dietetico (EKD) in pazienti affetti da COVID-19 nel controllo della tempesta citochinica.

È attualmente in corso un ulteriore studio prospettico controllato che consenta di confermare questi dati preliminari.

Alla base di questo studio sono già stati pubblicati due articoli.

Hypothesis Induction of ketosis as a potential therapeutic option to limit hyperglycemia and prevent cytokine storm in COVID-19 di Sukkar e Bassetti del IRCCS Policlinico San Martino di Genova, pubblicato su Nutrition, dove sono state formulate le ipotesi che mettono in luce le evidenze scientifiche di efficacia della dieta chetogenica in pazienti affetti da COVID-19.

COVID-19 and Nutrition: from dietary prevention to nutritional therapy, sempre di Sukkar e Bassetti, pubblicato sul magazine della Organisation of European Cancer Institutes a maggio 2020, dove nel paziente malnutrito con alimentazione orale insufficiente, si consigliano integratori orali (ONS) con le seguenti caratteristiche: almeno 400 kcal al giorno e 30 g di proteine ad alto contenuto di amminoacidi essenziali e soprattutto in leucina, ossia le siero proteine del latte (WP: Whey Protein), per antagonizzare la sarcopenia dei soggetti anziani. Inoltre, sono state scelte le WP perché contengono sostanze immunostimolanti associate a un'ampia varietà di funzioni (in particolare anti-infettive), promuovono la sintesi del glutatione (antiossidante endogeno fondamentale) grazie all'alto contenuto di glutammina e cisteina. Infine, da un punto di vista terapeutico, la riduzione della biodisponibilità del glucosio mediante dieta chetogenica potrebbe ipoteticamente rappresentare un possibile strumento metabolico per ridurre l'effetto Warburg dei macrofagi, neutrofili e monociti accumulati dal sangue, inibizione della produzione di IFN di tipo I (da lattato) e replicazione virale (per effetto antiglicolitico).

Alla luce di questi studi, l’alimento a fini medici speciali PVS34 di Inpha Nutraceutical, potrebbe rappresentare un valido alleato per la formulazione di piani dietetici chetogeni caratterizzati da farmaconutrienti, grazie alla sua completezza formulativa di siero proteine del latte (WP), aminoacidi, MCT, vitamine e sali minerali. La formulazione in polvere consente inoltre di modulare la consistenza del preparato per il paziente disfagico.

A cura di Catia Signorelli

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